Gli Armi Reali

il blasone della Famiglia Reale

Semispaccato e partito, nel 1°: d’oro a quattro pali di rosso e la banda d’azzurro attraversante (Paternò); nel 2°: d’azzurro al castello d’oro di tre torri chiuso e finestrato di nero (Castello); nel 3° d’azzuro a tre fasce accompagnate da sei bisanti disposti 3, 2, 1 fra le fasce e in punto il tutto d’oro (Guttadauro). Lo scudo è sormontato dalla corona reale di otto liste e ornato del Gran Collare del Militare Ordine del Collare di Sant’Agata dei Paternò

Armi di Pretensione

D’oro a Quattro pali di rosso e la banda d’azzurro attraversante. Lo scudo è sormontato dalla Corona di Martino i, attualmente conservata nel tesoro del Duomo di Barcellona ed ha come supporti due leoni d’oro affrontati e controrampanti.

Armi di Dominio (o L’Arma Territoriale)

Semispaccato e partito, nel 1°: d’argento alla croce piana di rosso accantonata da quattro teste di re saraceno di nero bendate di bianco (Aragona vecchia); nel 2°: d’argento alla croce piana di rosso (Catalogna); nel 3°: d’oro a quattro pali di rosso e la banda d’azzurro attraversante (regno di Maiorca). Lo scudo è sormontato dalla Corona di Martino i.

Grandi Armi di Dominio

Partito di tre, spaccato di uno: nel 1°: d’argento alla croce piana di rosso accantonata da quattro teste di re saraceno di nero bendate di bianco (Aragona vecchia, ricordando la vittoria di Pietro I in 1096 davanti la città di Huesca nella quale uccise quattro re saraceni); nel 2°: d’argento alla croce piana di rosso (Catalogna, cioè la croce di San Giorgio / Sant Jordi, il santo patrono di Catalogna); nel 3°: d’oro a quattro pali di rosso e la banda d’azzurro attraversante (regno di Maiorca, attribuita a Giacomo I di Maiorca nell’armoriale dell’Araldo Vermandois, 1285-1300, essendo l’arma di Aragona moderna o Catalogna in uso dalla Casa di Barcellona dai tempi pre-araldici, per esempio sulla tomba di Raimondo Berengario II Cap d’Estopes, ob. 1082, e di sua bisnonna Eremessenda, ob. 1058, moglie del conte Raimondo Borrell nel portico del Duomo di Girona. Secondo leggenda, la concessione dell’imperatore Carlo il Calvo al conte Goffredo il Villoso, 878-897); nel 4°: inquartato in decusse, al 1° e 3°: d’argento all’aquila spiegata di nero, al 2° e 4°: d’oro a quattro pali di rosso (regno di Sicilia, l’aquila sveva coi pali aragonesi per commemorare le nozze di Pietro IIi d’Aragona con Costanza figlia di Manfredi nel 1262); nel 5°: inquartato in decusse, al 1° e 3°: d’argento alla croce piana di rosso, al 2° e 4°: d’oro a quattro pali di rosso (Cerdagna, ereditata dai conti di Barcellona nel secolo 9); al 6°: d’oro a quattro pali di rosso (Rossiglione, legata a Alfonso II d’Aragona da Girardo II l’ultimo conte nel 1172); al 7°: d’azzurro alla Vergine col Bambino del loro colore sul trono gotico d’oro (Montpellier, la dote di Maria di Montpellier quando sposò Pietro II d’Aragona nel 1213); al 8°: d’oro a quattro pali di rosso (Valenza, conquistata da Giacomo i nel 1238); e sul cuore di Paternò Castello e Guttadauro.

Gli ornamenti esteriori delle Armi soni il padiglione col mantello di rosso soppannato d’ermellino e frangiato e cordonato d’oro; i supporti che sono i due leoni d’oro affrontati e controrampanti; il cimiero che è il dragone di verde (che è il cimiero sull’elmo di battaglia di Giacomo i il Conquistatore, attualmente conservato nella Real Armoria del Real Palazzo dell’Oriente, a Madrid); i motti «impavidus pavidum firmo» dei Paternò e «Que serà serà» degli Aragona.